Animali e Malattie – Swissact, il portale del Ticino. News e ultime notizie dal Ticino, Svizzera e estero. https://www.swissact.com News e ultime notizie in tutti i settori: politica, cronaca, economia, sport, svizzera, esteri Wed, 10 Feb 2021 15:48:26 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.7.11 Punture di insetto negli animali https://www.swissact.com/punture-di-insetto-negli-animali/ Wed, 10 Feb 2021 15:48:19 +0000 https://www.swissact.com/?p=2736 In Europa sono estremamente rare le specie di antropodi il cui morso può essere pericoloso per la vita di uomo e animali, ma può essere possibile una reazione anafilattica anche ad una semplice puntura di insetto ed in questo caso è necessario intervenire subito.

La cute si arrossa, tende a gonfiarsi ed appare dura e tumefatta; il forte prurito costringe l’animale a leccare e grattare la parte colpita. Se l’insetto è entrato nella bocca, l’animale apre e chiude le mandibole, producendo molta salivazione.

Cosa fare?
1) Calmare la bestiola innervosita dal prurito e dal dolore.
2) Applicare ghiaccio o tamponare con acqua fredda per lenire il dolore ed impedire l’eccessivo gonfiore;
3) Controllare che il pungiglione non sia penetrato all’interno della cute. In questo caso (senza comprimere la zona ), praticare una piccola incisione ed estrarre il pungiglione con una pinza sottile sterile. Continuare poi con gli impacchi freddi;
Si consiglia estrema cautela nell’uso dei primi soccorsi; la patologia può essere aggravata dall’utilizzo incauto delle tecniche di incisione (emorragie). Meglio immobilizzare l’animale e trasportarlo subito dal veterinario. 

Come evitare i morsi

La prevenzione deve avvenire su diversi fronti, si deve agire sia sul corpo sia nell’ambiente, esterno e domestico. I repellenti non hanno tutti lo stesso meccanismo d’azione e, fatto sorprendente, poco si sa su come questi agiscano.
Inoltre gli insetti reagiscono in modo differente alle varie sostanze. Per essere efficace un repellente deve possedere un grado di volatilità che consenta il mantenimento di una concentrazione efficace sulla superficie cutanea, senza evaporare troppo in fretta.

Tra i fattori che influenzano l’attività ci sono la frequenza e l’uniformità di applicazione, il numero e le specie di insetti presenti, le caratteristiche attrattive del soggetto, l’evaporazione e l’assorbimento del repellente attraverso la cute, un’elevata temperatura ambientale e altre condizioni atmosferiche sfavorevoli come il vento o la pioggia.
Ogni aumento di 10 °C della temperatura esterna può ridurre fino al 50 per cento il tempo di protezione di un repellente. E’ necessario applicare i prodotti su tutto il corpo, dato che gli insetti si posano sulle zone non protette già a pochi centimetri dall’area trattata. Vitamina B1, aglio e lievito di birra (ricco di vitamine del gruppo B) vengono talvolta impiegati come repellenti somministrati per via orale, in quanto la loro diffusione cutanea avrebbe l’effetto di allontanare molti tipi di insetti. A oggi, tuttavia, i risultati di numerosi studi clinici smentiscono questa proprietà.

Fitorepellenti 

I vegetali i cui oli essenziali hanno un effetto repellente sono la citronella, il cedro, il prezzemolo, la menta, la verbena, il geranio, la lavanda, il pino, la cannella, il rosmarino, il basilico, il timo, l’aglio, la menta piperita e il pimento.

Per tutti la durata d’azione è limitata nel tempo. L’olio di citronella, che ha un profumo di limone, è il più usato. I preparati che contengono lo 0,05 per cento di olio essenziale forniscono una protezione di circa 40 minuti.

Ciò rende necessario ripetere di frequente l’applicazione. Le candele contenenti il tre per cento di citronella e gli incensi al cinque per cento possono ridurre del 42 per cento le punture di insetti. Una candela normale riduce comunque le morsicature del 23 per cento grazie al solo effetto della fiamma che elimina l’umidità.

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La leishmaniosi https://www.swissact.com/la-leishmaniosi/ Fri, 15 Jan 2021 17:23:50 +0000 https://www.swissact.com/?p=2317 La leishmaniosi è caratterizzata da un gruppo di malattie cutanee, mucocutanee e viscerali dei cani, dell’uomo e di altri mammiferi. Le leishmanie sono parassiti flagellati che hanno un ciclo biologico che coinvolge un ospite vertebrato ed uno invertebrato. Alle nostre latitudini i cani possono ammalarsi di leishmaniosi di due specie differenti: la L. tropica e la L. donovani. La prima è caratteristica della patologia detta leishmaniosi cutanea, la seconda, in alcuni casi insieme alla prima, provoca quella forma di malattia detta viscerale.

La malattia è trasmessa dalle zanzare che hanno succhiato il sangue di qualche animale infetto; quando il parassita entra nel sangue dell’animale punto, si introduce in quelle cellule sanguigne che si chiamano macrofagi, e dal quel momento comincia il periodo di incubazione della malattia. L’incubazione può durare da 1 mese a 7 anni. Dal momento che il parassita è intracellulare, provoca una risposta immunitaria e cellulo-mediata abnorme, la quale è essa stessa fonte di malattia perché l’aumento esagerato degli anticorpi (gammaglobuline), dei macrofagi, e delle cellule bianche in genere va a congestionare gli organi linforeticolari come i linfonodi, la milza e il fegato provocandone un aumento di volume ed un’infiammazione. Inoltre i complessi immunitari si depositano nel glomerulo renale, nell’uvea dell’occhio e nella sinovia delle articolazioni causando lesioni spesso irreversibili.

La sintomatologia è molto variabile a seconda della forma di manifestazione che la patologia assume.

– Nella forma a prevalenza cutanea si hanno: ispessimento della pelle, squamosità, ulcerazioni vicino alle narici e agli angoli degli occhi e a volte noduli intradermici. Il musello, il padiglione auricolare e i cuscinetti plantari sono le sedi più comuni

– Nella forma a prevalenza viscerale si hanno: perdita di peso nonostante un appetito da normale ad aumentato, aumento della sete e delle urinazioni, atrofia muscolare e depressione, vomito, diarrea, sangue nelle feci, tosse, epistassi, starnuti, ingrossamento di milza, fegato, linfonodi, febbre, ittero, uveite, cheratite, congiuntivite, poliartrite.

La diagnosi della malattia è da fare tramite indagini sierologiche e sulla ricerca del parassita in sede intracellulare nel midollo osseo presso un veterinario e sono determinanti per l’eventuale prognosi che è sempre riservata in caso di coinvolgimento dei reni, mentre è considerata ricorrente negli altri casi.

La terapia è da attuare insieme ad una profilassi ambientale, in quanto gli insetti vettori vanno eliminati, e consiste nella somministrazione di antimoniato di meglumina sotto stretto controllo veterinario.

Dott. Simone Stefanini

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Il serpente e l’uomo https://www.swissact.com/il-serpente-e-luomo/ Wed, 06 Jan 2021 20:18:26 +0000 https://www.swissact.com/?p=2253 La naturale curiosità umana, porta inevitabilmente alla brama di conoscere tutto ciò che è inconsueto e subdolo.
Quanti di voi hanno già avuto la fortuna (perché di fortuna si tratta) di incontrare e vedere un serpente nel suo ambiente naturale ?
Questo animale infatti è molto timido e rifugge l’uomo. Se sorpreso, normalmente rimane immobile, sfruttando la sua capacità di mimetizzazione per non farsi vedere.
Se avete l’abitudine di passeggiare nei boschi, nei prati o addirittura sulle strade, vi sarà sicuramente capitato di imbattervi in un serpente che, protetto proprio da questo mimetismo, vi ha lasciato passare senza nemmeno preoccuparsi.
Malgrado questa brama di conoscere è incredibile vede il livello di ignoranza che ancora oggi, nel duemila, circonda questo animale.

Il problema maggiore è dato da un’infinità di storie antiche, leggende o credenze popolari perlopiù con risvolti drammatici, in cui il serpente o rettile è dipinto come un essere sinistro che sfrutta ogni buona occasione per fare del male.
Il serpente invece, attacca solo in caso di minaccia reale ed attende sempre l’ultimo momento, quando per lui non vi è che una sola ed unica scelta: colpire o essere colpito.

Di circa 2’700 specie di serpenti conosciuti, solo il 10% circa sono velenosi e solo una parte ancora più piccola è pericolosa per l’uomo. A causa di questa esigua minoranza, i rettili sono oggetto di repulsione, ribrezzo e terrore irragionevole.
Spesso nei film viene mostrato il serpente come un animale aggressivo, uccisore e mangiatore di uomini. Poco importa se ciò rispecchia la realtà o se l’animale è compatibile con l’ambiente in cui è riprodotto. L’importante è fare sensazione.
Nella maggior parte di questi casi, gli animali interpretano la parte del cattivo e vengono uccisi per la salvezza dei protagonisti e la gioia degli spettatori.
I serpenti sono inoltre spesso legati ad interessi commerciali non indifferenti e data anche la forte attrazione che esercitano sull’uomo, si prestano a scopi pubblicitarie spesso pseudo-scientifici da parte di appassionati e improvvisati esperti.

Il serpente e l’ecosistema

Il ruolo svolto dai serpenti nell’equilibrio biologico è importantissimo.
Facendo riferimento ad esempio alla vipera, uno studio ha dimostrato che su una densità di cinque di questi animali per ettaro, vengono inghiottiti circa 225 roditori l’anno per ettaro!
Considerando le potenzialità riproduttive dei roditori, vi lascio immaginare cosa accadrebbe se queste vipere venissero decimate o addirittura eliminate.
Qualcosa del genere sta già succedendo nelle piantagioni di riso in India, dove dati i numerosi incidenti dovuti soprattutto al fatto che i lavoratori operano nelle riserie a piedi nudi, da anni si stanno uccidendo i cobra che vi abitano. Questa strage ha causato un aumento sproporzionato del numero di ratti, i quali arrecano notevoli danni alle piantagioni.

Mitologia

Il serpente occupa un posto molto particolare nella psicologia umana. Esso ha sempre avuto un’importanza enorme ed è stato preso in considerazione sotto molti aspetti. A seconda dei periodi di civilizzazione e delle razze, il serpente viene considerato tutt’ora oggi un oggetto di repulsione o di venerazione :
– in occidente è un’animale ripugnante e malizioso; seducendo Eva trascinò tutta l’umanità nella sua caduta. L’uomo per causa sua, perdette l’innocenza e l’immortalità. Da qui la collera di Dio che lo condanna per l’eternità a strisciare sul ventre e mangiare polvere
– incarna a volte la cattiveria, la perfidia, la lussuria e pure la longevità, il vigore sessuale, la vita. Il cobra albino è simbolo supremo della fertilità per gli induisti: rende feconde le donne e porta le piogge che fertilizzano la terra. Immagine mitica anche dell’immortalità: a lungo l’uomo lo ha creduto capace di

ringiovanire all’infinito. Il realtà il cobra vive 20-25 anni ma durante la sua esistenza, inganna la vecchiaia e l’usura del tempo cambiando semplicemente la pelle

– in Cambogia il “serpente gigante” è creduto responsabile delle eclissi di luna. Anche come il serpente mangiatore di uova che le inghiotte in un sol boccone, così fa anche il serpente gigante con la luna.

In breve il serpente è visto come essere diabolico (mediatore del diavolo, protettore di tesori, simbolo di potere, simbolo del male, istigatore al peccato…) che come idolo (simbolo della medicina, simbolo fallico, simbolo di resurrezione, simbolo di eterna giovinezza, sangue con potere afrodisiaco, ..).

Esistono anche numerose leggende e superstizioni che con l’ingnoranza trovano ancora appoggio. Spesso sentiamo ancora dire che i serpenti ipnotizzano le loro prede (ciò non è vero, in quanto la preda rimane immobile per non farsi reperire dal serpente che non vede gli oggetti fermi!), i serpenti succhiano il latte dalle vacche (pensiamo solo al fatto che la conformazione della bocca di un serpente non lo rende possibile), l’odore del latte attira la vipera (il serpente non è un bevitore di latte), i serpenti sono viscidi (la pelle del serpente è pulita ed asciutta), …..

La pelle (elasticità, muta)

La pelle dei serpenti è duttile, liscia ed asciutta. E’ ricoperta di squame che si accavallano l’una sopra l’altra. Queste squame possono essere lisce, come ad esempio nei boidi o nei colubridi, oppure carenate (piccola sporgenza longitudinale) come nei viperini.

Tra le squame la pelle è più fine e forma delle pieghe che assicurano al serpente un’elasticità e la dilatazione necessaria alla mobilità ed ingoiare prede voluminose.

Lo strato superiore, l’epidermide, è costituita da una sostanza cornea, la cheratina che funge da scudo di protezione. Quando lo strato esterno perde la sua elasticità e diventa troppo piccolo per il serpente, viene semplicemente sostituito. La nuova epidermide si forma sotto la vecchia e una secrezione lattiginosa separa i due strati provocando una perdita di nitidezza e gli occhi appaiono biancastri.
Durante questa fase il serpente per 7-8 giorni è praticamente cieco e di nasconde. Una volta che la vista ridiventa normale, la muta inizia.
La frequenza della muta di un rettile dipende soprattutto dalla velocità di crescita di quest’ultimo oltre che dall’età e dalla specie ed altri parametri.

Come tutti i vertebrati, i serpenti hanno delle terminazioni sensoriali sparse su tutta la pelle. Alcune specie come il serpente a sonagli, possiede inoltre dei captatori termici capaci di distinguere scarti termici di frazioni di grado centigrado.

Gli occhi

I serpenti sono sprovvisti di palpebre, ma sono protetti da una membrana cornea trasparente e fissa che viene sostituita durante la muta. Tra questa membrana e l’occhio, corre il liquido lacrimale.

Gli occhi sono in grado di reperire soprattutto i corpi in movimento in un campo visivo molto vasto senza però fornire un’immagine dettagliata. La pupilla può essere tonda o verticalmente ellittica.

Apparato uditivo

I serpenti a differenza dei sauri, non hanno né membrana uditiva (timpano) né orecchio medio né tromba di Eustachio. Sono dotati di terminali nervosi che collegano la mandibola all’orecchio interno. Questo permette loro di captare le più minime vibrazioni generate da un animale (es. topolino) che scorrazza a parecchi metri di distanza. Con questo sistema risultano sensibili solamente a frequenza molto basse. Alle frequenze vocali i serpenti sono quindi praticamente sordi.

La lingua

L’organo di Ja

cobson è l’organo olfattivo per eccellenza. Il continuo slinguettare dei serpenti serve unicamente a raccogliere le minuscole particelle in sospensione nell’aria che trasportano informazioni quali odore, umidità e la temperatura dell’ambiente circostante e non è dunque assolutamente un attegg

iamento di intimidazione, ma corrisponde al nostro annusare. Ritirandosi la lingua deposita queste particelle sull’organo Jacobson, incaricato di selezionarle e di trasmettere le informazioni al cervello. Senza lingua il serpente è destinato a morire, data l’impossibilità di reperire le sue prede durante la caccia.

La dentatura

Malgrado siano atti alla masticazione, i denti dei serpenti hanno compiti fondamentali. Sono disposti su sei file: quattro sopra e due sotto.
Per supplire all’assenza di arti da usare per la caccia, i serpenti non velenosi (ed anche alcuni velenosi) afferrano la preda con i denti. Acuminati e ricurvi verso la gola, non danno scampo alla vittima che viene poi uccisa, soffocata fra le spire.
Alcuni serpenti velenosi sono dotati di speciali denti usati come una siringa. Con questi, iniettano il veleno nella preda che poi lasciano allontanare. Essa viene poi reperita in un secondo tempo ed inghiottita spingendola verso la gola, con l’ausilio dei denti.

Cattaneo Dario

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Il coniglio nano https://www.swissact.com/il-coniglio-nano/ Wed, 06 Jan 2021 19:41:58 +0000 https://www.swissact.com/?p=2249

Nome scientifico: Oryctolagus cuniculus
Nome popolare: Coniglio nano
Ordine: Lagomorfi (o duplicidentati)
Genere: Oryctolagus
Famiglia: Leporidi

Il coniglio nano sta acquisendo sempre più popolarità come animale da compagnia per la felicità dei bambini, ma anche degli adulti. L’uomo ha creato il coniglio nano in laboratorio, quale frutto di una selezione genetica dal coniglio selvatico. Pur non essendo un roditore nel vero senso del termine, il coniglio nano come i conigli in genere gli si avvicina molto, infatti a differenza dei primi che hanno un solo paio di denti incisivi superiori, i conigli ne hanno due paia.

Il coniglio è originario del nord Europa e del nord Africa. Introdotto in Australia verso la metà del secolo scorso, si è reso tristemente famoso per la devastazione di fertili praterie ed, non essendo dei predatori, per la notevole capacità riproduttiva. Per questi motivi venne fatto oggetto di una caccia spietata. Per altro, il coniglio ben si è adattato all’addomesticamento ed all’allevamento. Il coniglio nano misura 30-40 cm e pesa circa 1-1,5 kg (700-800 gr), mentre i cuccioli alla nascita pesano 20-30 gr, mentre a 2 mesi già circa 300 gr.

La durata media della vita di un coniglio nano è di 8-10 anni (media:5-6 anni). La pubertà nel maschio avviene attorno ai 4 mesi, a 3-4 nella femmina. La durata del ciclo estrale risente dell’ovulazione indotta dall’accoppiamento, mentre la gravidanza ha una durata di 29-31 giorni. Le cucciolate possono essere particolarmente numerose (2-12), ma la media è di 3-4 piccoli che nascono già con i denti incisivi.

Verso il decimo giorno i neonati aprono gli occhi e verso le due settimane hanno il corpo ricoperto di pelo. Lo svezzamento avviene verso i 18-21 giorni, momento in cui seguono la madre. A 50 giorni diventano autonomi ed autosufficienti. Esistono oltre 50 razze che si differenziano per taglia e colore della pelliccia. E’ bene ricordare che il coniglio nano non è una specie a se stante, ma rappresenta una varietà di piccola taglia di ognuna delle razze riconosciute.

Le caratteristiche morfologiche del coniglio nano sono rappresentate da una testa piccola, rotonda e grossa rispetto al corpo che deve essere corto ed arrotondato. Gli occhi sono neri, rossi (specie nei soggetti albini), azzurri, marrone e sono posizionati lateralmente. Le orecchie sono dritte e di lunghezza massima di 7 cm. Eccezione: la varietà ariete nano porta le orecchie pendule). Le zampe anteriori sono relativamente corte, mentre le posteriori sono più lunghe per permettere di saltare e sono ricoperte di pelo. La coda è corta e si confonde con il mantello. Il mantello è caratterizzato da una lanuggine fitta e corta, dalla giarra, da peli più lunghi e dai peli tattili che ricoprono le labbra.

Il colore del mantello costituisce l’elemento distintivo delle varie razze:
Ermellino (bianco) con occhi azzurri o grigi
Albino o polacco (bianco) con occhi rossi
Cincilla (grigio o argento) con occhi marroni ed addome bianco
Nano colorato (tutti i colori) con occhi azzurri, grigi o marroni (i mantelli pezzati non sono riconosciuti idonei alle mostre)
Californiano (bianco) con macchie nere su arti, coda, naso
Olandese (nero con faccia bianca) presenta una striscia bianca verticale sulla testa
Alaska (nero) con occhi bruno scuro e mantello folto e lucido
Angora (tutti i colori) con occhi azzurri, grigi o marroni e mantello a pelo lungo e morbido (si ricava la lana d’angora)
Ariete (bianco punteggiato di nero) con occhi azzurri o grigi e orecchie pendule e naso camuso (curvo)
Siamese (nero focato)
Testa di leone (vari colori) con pelo folto, lungo

Nel coniglio, il dimorfismo (differenza) sessuale non è evidente, motivo per cui nel maschio si deve esercitare una leggera pressione a livello della regione inguinale per evidenziare la discesa dei testicoli nello scroto, attraverso un canale inguinale molto grande, e il pene in corrispondenza di una estroflessione cutanea. La mancanza di tutto ciò depone per un soggetto di sesso femminile.

È necessario evitare di prendere in braccio il coniglio (nano) afferrandolo per le orecchie che sono estremamente delicate e sensibili ai traumi, non solo, ma movimenti bruschi e inconsulti potrebbero indurre fratture della schiena. Tutt’al più lo si solleva per la collottola, ponendogli una mano sotto le zampe posteriori.

L’ambiente

Se abituati, i conigli nani possono scorrazzare liberamente per casa, ma occorre fare attenzione che non rosicchino mobili o peggio ancora cavi elettrici che è meglio coprire, e possono venire educati alla stregua di cani e gatti (con i quali dopo un primo periodo di reciproca conoscenza, magari attraverso una gabbia, convivono benissimo) a sporcare nell’apposita cassettina igienica (il coniglio è un animaletto abitudinario e sporca sempre nello stesso posto).

Tuttavia, è più prudente mettere a disposizione del coniglio una confortevole gabbia, magari con la porta aperta in modo che possa entrare ed uscire a suo piacimento. La gabbia, oltre ad essere di dimensioni appropriate, dovrà possedere una mangiatoia per il fieno, una ciotola per il cibo, un beverino per l’acqua magari di quelli automatici che il coniglietto può imparare ad usare avvicinando il musetto quando vuole bere, una cassettina igienica con sabbia e un nido. Il nido serve al coniglio per dormire, per trovare rifugio nel caso si senta minacciato, per partorire e per allevare la prole al riparo da pericoli o occhi indiscreti e nella massima tranquillità. Il nido può essere una scatola di cartone o in legno (30 x 20 x 20). Il nido può venire “arredato” con paglia o fieno per renderlo più morbido. La misura minima dovrà essere di 60 x 30 x 40 cm, ma il vostro negoziante di fiducia saprà consigliarvi su quale gabbia e quali dimensioni sono adatte per il vostro nuovo beniamino.

La gabbia va sempre messa in una zona riparata della casa per evitare pericolosi colpi d’aria. Dalla primavera fino all’autunno (18-20°C) il coniglio nano può restare all’aperto purché riparato dal sole diretto e la gabbia sia munita di ricovero chiuso (nido) per la notte. La pulizia della gabbia e degli accessori è importantissima, nonostante che i conigli siano animali molto puliti, se hanno anche la costante collaborazione del proprietario che deve provvedere a rimuovere almeno due volte la settimana paglia e sabbia sporche. I conigli gradiscono la spazzolatura del mantello. Denti ed unghie dovranno essere controllati dal vostro veterinario di fiducia che provvederà a pareggiare entrambi, al fine di evitare spiacevoli condizioni patologiche.

L’alimentazione

Il coniglio nano è vegetariano e mentre in natura si nutre di erba, foglie, fieno, germogli, fiori, semi, cortecce e vari altri alimenti vegetali che trova sul territorio, in cattività la sua alimentazione è prevalentemente costituita da alimenti secchi (pellets, fieno e semi vari), alimenti freschi quali frutta e verdure (mai bagnata, ma lavata e asciugata, sì; evitando comunque gli alimenti congelati o di frigorifero), integratori vitaminici e minerali. L’acqua non deve mai mancare. Gli alimenti vanno somministrati in piccole dosi e rinnovati ogni giorno. Una corretta alimentazione per un coniglio nano prevede:

Fieno a volontà (tutti i giorni)
20-30 gr di pellet con un minimo di 18-20% di fibra alimentare (tutti i giorni)
20-30 gr di verdura cruda (tutti i giorni)
¼ di mela o pera (1 volta la settimana)
limitare pane secco e biscotti

I conigli nani mangiano in continuazione e con la consulenza del veterinario di fiducia, il proprietario dovrebbe regolare la dieta per evitare l’obesità.

Si consiglia, quindi, di:

Cambiare verdure e acqua tutti i giorni
Frutta e verdura debbono essere a temperatura ambiente, mai cotta
Fieno e mangimi non devono essere scaduti (consultare il vostro negoziante di fiducia)
Mai somministrare erba o verdure raccolte lungo la strada (possono essere contanimate, irrorate con diserbanti, derattizzanti o altri prodotti nocivi)

L’acqua non deve mancare mai!

Il vostro veterinario di fiducia saprà consigliarvi in merito agli integratori da somministrare (in commercio esistono mattoncini di sali minerali che soddisfano le esigenze del coniglio nano). Inoltre, poiché i denti dei conigli nani sono a crescita continua è necessario fornire rametti o pezzetti di legni (non trattati con sostanze nocive come vernici, colle, ecc.) per limarsi i denti.

La riproduzione in cattività

Non esiste un periodo particolare per l’accoppiamento. I conigli nani (come tutti i conigli) si accoppiano durante tutto l’anno a partire dal momento della piena maturità sessuale (7-8 mesi). L’ovulazione della femmina, che non presenza ciclo estrale, è indotta dall’accoppiamento, quando maschio e femmina vengono messi insieme.

È sempre meglio porre la femmina nella gabbia del maschio e non viceversa per la spiccata territorialità del maschio il quale potrebbe non essere in grado di accoppiarsi non riconoscendo il “suo” territorio. La durante della gravidanza è di circa 30 giorni (media: 29-35 giorni) ed è necessario non disturbare la futura mamma evitando di prenderla in mano o di spaventarla perché potrebbe abortire. Le femmine gravide hanno, quindi, bisogno di assoluta tranquillità per portare a termine la gestazione.

È consigliabile non fare accoppiare le femmine oltre i 4 anni di età, in quando la loro attività riproduttiva si aggira attorno ai 3 anni circa. La nidiata di coniglietti può variare da 2 a 12 (media: 3-4); essi pesano alla nascita circa 20-50 grammi e sono ciechi e sordi (occhi e orecchie si apriranno verso i 10-12 giorni di vita). I coniglietti assumono il latte dalla madre per circa 3 settimane per soli pochi minuti durante l’intera giornata. Durante il periodo dell’allattamento si deve allontanare il maschio che potrebbe rappresentare un pericolo per i neonati.
Il nido deve essere di dimensioni consone e confortevole, magari con tetto apribile per osservare se all’interno tutto procede per il meglio. Oltre al fieno fornito in precedenza, la femmina provvederà a rendere caldo e confortevole il nido strappandosi il pelo dal suo ventre.

Le malattie

Le malattie che possono colpire il coniglio nano sono varie. Esse possono essere raggruppate in:

Malattie respiratorie
Malattie gastroenteriche
Malattie della pelle
Altro

Tra le malattie respiratorie sicuramente le più pericolose sono quelle da raffreddamento (correnti d’aria) e la polmonite da “Pasterurella bronchiseptica” è la più pericolosa. Tra le malattie gastroenteriche (dissenteria) quelle più frequenti sono di origine parassitaria (coccidiosi) o da alimentazione scorretta dovuta a repentini cambiamenti di cibo/i. Tra le malattie della pelle, la rogna e le dermatomicosi sono certamente le più frequenti. Fratture, dislocazioni, ferite da punta, ascessi, malocclusione dentaria, avvelenamenti ( da piante domestiche, da detersivi casalinghi, ecc), infiammazione dei garretti, ecc. sono altrettanto frequenti. È necessario consultare il proprio veterinario di fiducia che sarà in grado di diagnosticare correttamente la patologia in atto e suggerire la terapia più idonea. Inoltre sarà in grado di formulare un protocollo vaccinale per la mixomatosi e per la gastroenterite emorragica (o malattia X) del coniglio.

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La Tartaruga dalle orecchie rosse https://www.swissact.com/la-tartaruga-dalle-orecchie-rosse/ Wed, 06 Jan 2021 17:08:08 +0000 https://www.swissact.com/?p=2213

Le tartarughe dalle orecchie rosse appartengono alla:

Classe: Reptilia
Ordine: Chelonia
Sottordine: Criptodira
Famiglia: Emydidae
Genere: Pseudemys
Specie: Crysemys scripta
Sottospecie: elegans, la più comune
gaigeae
troosti

La Famiglia degli Emididi (o tartarughe d’acqua dolce) comprende 30 Generi, 82 Specie e 14 Sottospecie. Questa Famiglia è affine a quella delle tartarughe terrestri, con la differenza di arti posteriori più adatti al nuoto che alla marcia.

Genere: Pseudemys
Provenienza: Stati Uniti d’America (Florida, Louisiana)
Taglia: fino a 30 cm
Temperatura ambiente: 20-32°C
Il carapace (ovvero lo scudo superiore) degli adulti raggiunge la lunghezza di 27-30 cm e, generalmente, le femmine sono più grandi dei maschi. Hanno una colorazione verde che varia di tonalità a seconda dell’età; i soggetti più

vecchi tendono al verde molto scuro, quasi nero. Il piastrone (ovvero la parte inferiore che chiude il guscio della tartaruga) è, invece, di colore giallo con disegni scuri. E’ possibile distinguere il maschio dalla femmina? Sì perché esiste un dimorfismo sessuale (ovvero diversità tra i sessi) per cui quando la tartarughina raggiunge i 5 cm di lunghezza se è maschio avrà le unghie degli arti anteriori e la coda più lunghi delle femmine e la cloaca (l’organo per l’ eliminazione delle deieizioni) ben distanziata dalle piastre

anali. Inoltre, il maschio ha una piastrone leggermente concavo, mentre nella femmina è piatto.

L’AMBIENTE

L’ambiente necessario perché le tartarughine d’acqua dolce abbiano una vita confortevole e possano
anche riprodursi è quello dell’acquario che deve essere costituito da una vasca di opportune dimensioni e tenendo conto sia del numero di soggetti immessi che dalla loro grandezza. Più numerose e più grosse sono le tartarughe e più spazio hanno bisogno per poter nuotare e muoversi.

L’acquario non deve mai essere completamente pieno d’acqua, ma a circa metà della vasca e ai lati
sarebbe opportuno costruire una specie di terrazza di mattoni (se l’acquario è molto grande) sotto la quale le tartarughe posssano ripararsi e sopra cui poter depositare il cibo. Pezzi di sughero e di materiale espanso creano delle “isole” molto gradite alle tartarughine e possono brillantemente sostituire le terrazze di mattoni. E’ buona norma cospargere il fondo dell’acquario di ghiaia e inserire un tubo al neon da 15-40 W sopra la vasca e una lampada calorifera sopra le terrazze sulle quali le tartarughine amano “riscaldarsi” (RICORDARE: come tutti i rettili, le tartarughe sono animali a sangue freddo ed il loro metabolismo e le loro funzioni vitali risentono della temperatura esterna dell’ambiente nel quale vivono). L’acqua deve essere cambiata almeno una volta al giorno e deve essere lasciata decantare per almeno 1 ora prima di immettervi le tartarughine. L’acqua infatti deve essere tra i 25 e i 28°C e tra i 25 e i 32°C per la parte emersa con escursione termica giorno-notte.
Usare un termoriscaldatore da acquario per la zona sommersa per garantire in questo modo temperatura e umidità. La parte emersa potrà essere riscaldata correttamente con una o più lampadine a incandescenza (tipo quelle casalinghe) che garantiscono anche la naturale variazione tre le ore di attività e quelle di riposo oppure un cavetto riscaldante da terrario.
L’illuminazione è una condizione molto importante e può essere fornita da lampade da acquario con
lampade ad incandescenza per problemi di calore. Se durante l’estate l’acquario viene tenuto all’aperto (raggi solari) è necessario usare lampade speciali a raggi ultravioletti soprattutto per i soggetti giovani. La funzione principale di prevedere per le tartarughine d’acqua oltre che l’acquario anche una parte “terrestre” è per garantire loro la possibilità di crogiolarsi al sole, meglio se naturale e non filtrato (se si pone il terracquario in giardino o sul terrazzo) o artificiale con apposite lampade a fluorescenza ad ampio spettro compresi gli UV. Queste lampade (che consentono anche la sintesi della vitamina D3 endogena) vanno poste a non più di 35 cm di altezza dalla superficie terrestre.
Questa parte va, invece, riscaldata con un faretto spot (fascio di 25-30°C) da 60-100 W.
Il riscaldamento dell’acqua e l’illuminazione vanno mantenuti per almeno 10-14 ore al giorno
secondo della stagione.

L’ALIMENTAZIONE

L’alimentazione è un problema molto delicato e che deve saper conciliare le necessità fisiologiche con i gusti poiché, contrariamente a quanto di possa pensare le tartarughine dalle orecchie rosse sono CARNIVORE! Mangiano comunque anche alimenti di origine vegetale. L’alimentazione, quindi, deve essere corretta e varia, pena la comparsa di malattie carenziali. I cibi liofilizzati o congelati a base di dafnie, tubifex, gamberetti interi o polpa di gambero, larve di “chironomus” (o artemia salina), krill e anche tuorlo d’uovo, frustoli di carne (fegato, cuore, cibi in scatola per cani, ecc.) sono gli alimenti preferiti. Almeno una volta alla settimana è buona norma integrare la dieta anche con alimenti quali: piante acquatiche, insalata, frutta (mela, pera, banana, ecc.) e ricchi di calcio (lombrichi, gusci d’uovo). Il tutto “condito” con qualche buon prodotto polivitaminico.

LA RIPRODUZIONE IN CATTIVITA’

E’ possibile far nascere le tartarughine dalla orecchie rosse in casa?
Sì, è possibile.
Le tartarughine amano la compagnia dei loro simili (bisogna però evitare il sovraffollamento), anche
se potrebbero e possono mordere i loro compagni. Non è insolito vedere l’accoppiamento tra maschio e femmina laddove siano state create le condizioni ambientali e alimentari idonee. L’accoppiamento ovvero il maschio che sale sulla femmina recettiva (ecco la funzione del piastrone concavo!) avviene in acqua, mentre la deposizione delle uova deve avvenire nella zona “terrestre” dell’acquario, dove precedentemente è stata messa della sabbia umida (80-90%). Dopo 60-70 giorni (in media) si potranno vedere sgusciare i tartarughini. Le giovani tartarughine avendo il carapace ancora molle e flessibile impiegano da 2 a 4 giorni per lasciare definitivamente il guscio e hanno bisogno di altri 3-4 giorni per irrobustire il carapace. Quindi, una volta raggiunta l’acqua esse cominceranno a volteggiare nel loro nuovo ambiente ed avranno una fame da….lupi!

LE MALATTIE

Anche le tartarughine d’acqua si ammalano e per questo motivo è necessario affidarsi ad un
VETERINARIO competente che si interessi di rettili e sia in grado di risolvere i problemi inerenti la
salute di questi piccoli animali.
Le più comuni patologie a cui sono soggette le tartarughine d’acqua dolce dalle orecchie rosse

sono:

Malattie legate all’igiene ambientale
Malattie legate all’alimentazione
Traumi vari

Tra le malattie legate all’igiene ambientale ci sono:

Micosi del guscio e della pelle
Ulcere del guscio

Tra le malattie legate all’alimentazione ci sono:

Malattie carenziali da: ipovitaminosi A (occhi gonfi)
ipovitaminosi D (carapace e piastrone molli)
ipovitaminosi C (scobuto)

Tra i traumi:

Fratture del carapace e del piastrone o degli arti (cadute dall’alto)
Ferite da morso (tra simili o da cane)

Ovviamente le patologie che colpiscono questi rettili non si esauriscono qui.

E’ IMPORTANTE interpellate solo un VETERINARIO che sia in grado di consigliarvi sia per quanto riguarda l’allevamento che le cure da prestare a questi animali.

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