Steve Bannon, già numero uno del magazine online ultraconservatore Breitbart News, entrò a far parte del board della società Cambridge Analytica di cui è stato vicepresidente dal giugno 2014 all’agosto 2016, quando divenne uno dei responsabili della campagna elettorale di Trump.
Dopo le elezioni, venne nominato “capo stratega” e “consigliere senior del presidente” e ha lasciato questo incarico otto mesi dopo riunendosi di nuovo a Breitbart.

Nel gennaio 2018, Bannon venne sconfessato da Trump e costretto a lasciare Breitbart dopo la divulgazione, nel libro “Fuoco e furia: dentro la casa bianca di Trump“, di un commento in cui definiva la figlia e assistente del presidente, Ivanka, “stupida come un mattone“.

Fu lui che, nel 2014, aiutò a lanciare Cambridge Analityca grazie ai finanziamenti dei suoi ricchi sostenitori, a partire dalla famiglia miliardaria dei Mercer.

L’obbiettivo di Bannon era cambiare la politica modificando la cultura; algoritmi, dati raccolti da Facebook e narrazioni mirate erano le sue strategie, ma come funzionava in concreto il sistema? Cito un pezzo del libro di Wylie che fu il “gola profonda” che permise di smascherare il sistema:
Per prima cosa usammo i gruppi di discussione e l’osservazione qualitativa per sviscerare le percezioni di una data fetta della popolazione ed evidenziare i temi che essa riteneva più importanti… Poi formulammo alcune teorie su come influenzarne le opinioni. Cambridge Analytica testò quelle ipotesi in panel online o test su segmenti di riferimento della popolazione, così da verificare se i soggetti si comportavano come il team aveva pronosticato in base ai dati.
Inoltre volevamo sfruttare le informazioni raccolte dai profili Facebook per individuare schemi ricorrenti e realizzare una rete neuronale artificiale che ci aiutasse a fare previsioni.”

In seguito Wylie entra più nel dettaglio ed aggiunge: “Nell’analisi della personalità una ristretta minoranza di persone mostra tratti di narcisismo (egocentrismo estremo), machiavellismo (spietata tensione a perseguire l’interesse personale) e psicopatia (distacco emotivo)…” queste tre caratteristiche vengono da lui definite come “triade oscura” e continua dicendo che chi le manifesta: “é in generale più incline a comportamenti antisociali, compresi gli atti criminali...”
Grazie ai dati raccolti, il team di Cambridge Analityca, riuscì ad individuarli e a prenderli di mira con narrazioni mirate diffuse tramite Facebook, inserzioni e articoli che, citando Wylie, “sulla base di test interni, potevano infiammare quei ristretti segmenti di popolazione. L’obbiettivo era provocare la gente, indurla a schierarsi.
L’algoritmo costruito da Facebook permetteva, tramite i like messi a gruppi estremisti di destra, per esempio, di selezionare i profili utente più facili da provocare con messaggi molto personalizzati e mirati.

In pratica l’algoritmo presentava pagine e contenuti simili che spingessero la partecipazione dell’utente. Per Facebook e tutti i social network che conta è massimizzare la partecipazione e tenere gli utenti inchiodati allo schermo perché ciò significa subire più inserzioni pubblicitarie quindi maggior denaro nelle casse dei social.

Per influenzare i potenziali elettori, la società come svelò Wylie: “cominciò creando pagine di destra con nomi vaghi tipo Smith County Patriots o I Love My Country. Grazie al funzionamento dell’algoritmo di raccomandazione di Facebook, queste pagine apparivano nei feed di persone che avevano già messo i like ad argomenti simili...”

A questo punto possiamo chiederci ma cosa si può usare di Facebook? La risposta è: tutto (rif.), perché il consenso ad usare i nostri dati lo abbiamo dato iscrivendoci.
S.S.