Trovare parole per descrivere lo sconcerto e la delusione di fronte alle manovre per favorire una determinata casa farmaceutica piuttosto che un’altra, è faticoso per la quantità di energia da impiegare per controllare la rabbia ed il senso di impotenza di fronte alle stucchevoli notizie degli ultimi giorni.
L’unico motivo per cui si sono citati gli effetti collaterali di un vaccino e non degli altri (tra l’altro molto spesso simili in termini di numero e gravità) è di tipo economico: il vaccino AstraZeneca è molto meno caro degli altri.

Se si analizzano i dati forniti dalle agenzie di controllo nazionali negli stati dove si sono raggiunti numeri ragguardevoli di somministrazioni, nell’ordine di milioni di vaccinazioni, scopriamo che le differenze non ci sono anche se sono vaccini ingegnerizzati in maniera diversa. Perché screditare quindi un vaccino meno caro a scapito di altri più cari? Non esprimo la mia risposta ma lascio ad ognuno trarre le proprie conclusioni.

Voglio aggiungere un’altra considerazione che ben si inserisce sotto lo stesso titolo: l’obsolescenza programmata e cioè il costruire prodotti che hanno una durata predeterminata, che vanno sostituiti entro un predeterminato lasso di tempo. Questa strategia venne adottata, in principio, dai produttori di lampadine elettriche in quanto si accorsero che duravano moltissimo prima di smettere di funzionare o bruciare e questo non era profittevole, le loro casse non si riempivano come avrebbero voluto. Si incontrarono a Ginevra nel 1924 costituendo un cartello chiamato (Phoebus cartel) lo scopo era quello di imporre un limite di 1000 h per la durata di ogni lampadina (Rif.)

Programmare l’obsolescenza dei prodotti è uno dei settori dell’ingegneria meglio retribuiti dal dopoguerra, questo per garantire, a detta delle multinazionali, posti di lavoro e nuove idee ma, a mio avviso, é il modo più sicuro per fare profitti e programmarli.

L’industria delle sigarette è sempre stata una delle più profittevoli in quanto il loro prodotto finiva in fumo in breve tempo ed in più, non contenti, hanno usato additivi chimici per rendere ancora più efficace la dipendenza da esse.

Produrre farmaci contro malattie che sono presenti nei paesi più poveri, non crea profitti quindi si investe su malattie molto più “redditizie”; per esempio curare il disagio provocato da un ambiente stressante come quello delle città dei paesi ricchi è molto più profittevole che curare la malaria in Africa.

I farmaci ansiolitici e antidepressivi sono un business multimiliardario e le grandi multinazionali farmaceutiche ci investono milioni di dollari e sanno anche che quel tipo di stress non finirà mai per cui i loro composti chimici saranno sempre richiesti.

Con i metodi ed i materiali a disposizione attualmente, potrebbero essere prodotti oggetti praticamente eterni ma immagino che mai nessuno si preoccuperà di fabbricarli e metterli sul mercato. L’inquinamento causato da questa mania di profitto ad ogni costo, non viene quasi mai messo in discussione o è considerato in maniera talmente marginale da risultare quasi aneddotico, eppure se solo ci interessassimo un po’ vedremmo la drammaticità della situazione.

S.S.