La leishmaniosi è caratterizzata da un gruppo di malattie cutanee, mucocutanee e viscerali dei cani, dell’uomo e di altri mammiferi. Le leishmanie sono parassiti flagellati che hanno un ciclo biologico che coinvolge un ospite vertebrato ed uno invertebrato. Alle nostre latitudini i cani possono ammalarsi di leishmaniosi di due specie differenti: la L. tropica e la L. donovani. La prima è caratteristica della patologia detta leishmaniosi cutanea, la seconda, in alcuni casi insieme alla prima, provoca quella forma di malattia detta viscerale.

La malattia è trasmessa dalle zanzare che hanno succhiato il sangue di qualche animale infetto; quando il parassita entra nel sangue dell’animale punto, si introduce in quelle cellule sanguigne che si chiamano macrofagi, e dal quel momento comincia il periodo di incubazione della malattia. L’incubazione può durare da 1 mese a 7 anni. Dal momento che il parassita è intracellulare, provoca una risposta immunitaria e cellulo-mediata abnorme, la quale è essa stessa fonte di malattia perché l’aumento esagerato degli anticorpi (gammaglobuline), dei macrofagi, e delle cellule bianche in genere va a congestionare gli organi linforeticolari come i linfonodi, la milza e il fegato provocandone un aumento di volume ed un’infiammazione. Inoltre i complessi immunitari si depositano nel glomerulo renale, nell’uvea dell’occhio e nella sinovia delle articolazioni causando lesioni spesso irreversibili.

La sintomatologia è molto variabile a seconda della forma di manifestazione che la patologia assume.

– Nella forma a prevalenza cutanea si hanno: ispessimento della pelle, squamosità, ulcerazioni vicino alle narici e agli angoli degli occhi e a volte noduli intradermici. Il musello, il padiglione auricolare e i cuscinetti plantari sono le sedi più comuni

– Nella forma a prevalenza viscerale si hanno: perdita di peso nonostante un appetito da normale ad aumentato, aumento della sete e delle urinazioni, atrofia muscolare e depressione, vomito, diarrea, sangue nelle feci, tosse, epistassi, starnuti, ingrossamento di milza, fegato, linfonodi, febbre, ittero, uveite, cheratite, congiuntivite, poliartrite.

La diagnosi della malattia è da fare tramite indagini sierologiche e sulla ricerca del parassita in sede intracellulare nel midollo osseo presso un veterinario e sono determinanti per l’eventuale prognosi che è sempre riservata in caso di coinvolgimento dei reni, mentre è considerata ricorrente negli altri casi.

La terapia è da attuare insieme ad una profilassi ambientale, in quanto gli insetti vettori vanno eliminati, e consiste nella somministrazione di antimoniato di meglumina sotto stretto controllo veterinario.

Dott. Simone Stefanini