Banca. Questa una vecchia definizione, parzialmente cambiata nel tempo: “Istituto di intermediazione finanziaria e commerciale che opera raccogliendo fondi, soprattutto in forma di depositi, ed erogandoli, in parte attraverso prestiti a qualsiasi ceto popolare

Oggi siamo arrivati ad un punto della nostra esistenza molto delicata dove ci stanno raccontando che tutti vogliono abbandonare il contante ma questa è una vera bugia dettata dai governi e dai politici per avere sempre maggior controllo sulle nostre vite.

Il denaro fisico in circolazione rappresenta circa il 10 per cento del prodotto interno lordo mondiale: in crescita, rispetto all’8,1 per cento del 2011 questi dati fanno riflettere in quanto stanno cercando di inculcarci che il denaro contante è considerato più scomodo, meno sicuro e più propenso al finanziamento di attività illecite, ma tutto questo sarà vero?

Non ci viene raccontato che i pagamenti elettronici presentano molti problemi. Tra i più importanti quelli legati alla sicurezza, che periodicamente viene messa in discussione da attacchi informatici alle banche, o dai furti e dalle clonazioni in cui si può incappare utilizzando il denaro elettronico. Inoltre le classi più sfortunate del popolo spesso non possono permettersi un conto corrente e i costi supplementari dovuti alla gestione di carte di credito e debito, e rischiano per questo di trovarsi esclusi e impossibilitati a pagare in molte circostanze.

Molti studi sostengono che pagando con le carte tendiamo a spendere di più, la prova sarebbe che c’è una correlazione tra la diffusione di pagamenti elettronici e il debito al consumo.

Praticamente con il denaro elettronico qualsiasi Stato potrà controllare nel dettaglio tutte le nostre transazioni, potrà controllare i nostri budget di spesa, potrà controllare ogni parte della nostra vita, affidando il compito alle Banche, istituti a gestione quasi totalmente privata che in cambio dei nostri soldi vogliono altri soldi.

Interessi negati: come tutelarsi dalle banche

In Svizzera sono stati introdotti per la prima volta sei anni fa dalla Banca nazionale svizzera (BNS), i tassi d’interesse negativi hanno ripercussioni sempre più importanti a livello economico e sociale. Nonostante le moltissime critiche da parte del popolo e di molte istituzioni, la banca centrale non ha voluto rinunciare a questa misura, considerata indispensabile per contrastare un eccessivo apprezzamento del franco Svizzero.

Il perché dei tassi negativi: Tassi d’interesse negativi dovrebbero secondo BNS spingere istituti bancari e altri investitori a immettere capitali disponibili nell’economia, invece di lasciarli fermi presso le banche. Chi vuole far fruttare il proprio denaro è ovviamente costretto ad investirlo altrove. Per la Banca Nazionale Svizzera i tassi negativi hanno come obiettivo rendere meno attraente il franco, scoraggiando gli investimenti esteri in valuta svizzera.

In pratica: dovremmo passare al denaro elettronico in modo che gli stati abbiano il massimo controllo, l’uso del denaro elettronico è però legato a sistemi informatici che usualmente possono creare grandissimi problemi di sicurezza, senza dimenticarci che in zone non coperte perfettamente dalla rete, sarebbe praticamente impossibile qualsiasi genere di transazione.

A questo viene sommata la richiesta di tassi di int

eresse negativi: praticamente il popolo, le imprese o chiunque voglia depositare i propri denari in un istituto bancario, dopo una certa cifra dovrà sborsare del denaro per permettere alla banca di custodirlo, oltre ovviamente ai normali costi di gestione dei conti.

Questa sembra solo una brutta storia, nella mente delle persone sembra impossibile dover pagare interessi negativi per permettere ad un istituto di trarne profitto. Tutto questa trasformazione è un piano in atto da decenni che ci viene propinato lentamente in modo da renderlo poi la normalità per gli adulti di domani.

È di questi giorni la modifica delle condizioni e regolamenti di un’importante banca Svizzera riporto fedelmente:

La Banca fissa gli interessi (inclusi quelli negativi e per i sorpassi) applicati al conto. Inoltre è autorizzata a richiedere per le sue prestazioni dei prezzi e commissioni sugli averi e stabilire altre disposizioni (possibilità di prelevamento, ecc.) Le condizioni sono riportate nei listini dei tassi d’interesse e dei prezzi in vigore che vengono pubblicati in

 Internet e possono essere richiesti in qualsiasi momento alla Banca.

Possono altresì essere addebitati al cliente eventuali costi straordinari della Banca nonché costi di eventuali terzi coinvolti. Eventuali tasse e imposte sono a carico del cliente.

La Banca si riserva il diritto di modificare unilateralmente tutte le condizioni (inclusi gli interessi negativi e per i sorpassi e le commissioni sugli averi sul conto) in qualsiasi momento, in particolare in caso variazione delle condizioni del mercato o per altri motivi tecnici.

Il cliente viene informato in merito a cambiamenti in modo adeguato (avviso in banca, per posta o per via elettronica).”

In pratica rasentiamo la follia, per poter utilizzare i servizi di una banca siamo costretti ad accettare dei regolamenti capestro, perché in realtà non esiste al momento alternativa se non tenere i nostri risparmi sotto al materasso.
Ancora più interessante la parte seguente dove la banca avvisa che:

“La Banca si riserva il diritto di affidare, integralmente o parzialmente, settori e funzioni (p. es. amministrazione titoli, traffico dei pagamenti, stampa e spedizione, servizio clienti, IT), inclusi dati dei clienti bancari, a fornitori di servizi in Svizzera e all’estero. Questi, a loro volta, possono comunicare i dati dei clienti bancari a terzi, qualora questi ne abbiano bisogno o siano vincolati da un obbligo di riservatezza“.

Leggendo queste due regole si comprenderà a pieno quanto le banche in questo momento stiano facendo esclusivamente i propri interessi spalleggiate dalla BNS e ovviamente anche dallo Stato.

In Svizzera i capitali sommersi sono certamente ancora molti, questi se venissero sanati potrebbero dare un’importante iniezione di liquidità al paese ed in un momento congiunturale difficile come questo, dove, la pandemia da Covid-19, la mancanza di lavoro, il lavoro ridotto e le varie imposte influiscono molto nello svolgimento della normale vita quotidiana sarebbe un vero toccasana.

Invece l’ultima amnistia fiscale generale attuata in Svizzera risale al 1969, lo scorso anno il consigliere nazionale Marco Romano (PPD) ha chiesto tramite un’iniziativa parlamentare un Mega condono in grado di far emergere importanti capitali in un momento di vera difficoltà. .